La gastronomia dell’Insubria decantata da Plinio già 2000 anni fa

By 14 settembre 2016Enogastronomia

C’è un territorio in Italia che non ha i confini di Regione ma vanta una specificità culturale e anche enogastronomica particolare. L’Insubria, regione storica che deve il suo nome agli Insubri, popolazione che risiedette nell’aerea compresa fra il Po e i laghi prealpini a partire dal IV secolo a. C. e che corrisponde all’incirca al territorio del Ducato di Milano tra 1395 ed il 1796 e in seguito alla Repubblica Cisalpina.

Comprenderebbe le attuali province italiane di Como, Lecco, Novara, Verbano Cusio Ossola, Pavia, Varese e i territori svizzeri del Canton Ticino e Grigioni italiano. Una regione che tra pianura, colline, laghi e montagne vanta un variegato panorama culinario ed enologico. Le nebbie autunnali, le nevicate invernali, il caldo torrido estivo e la dolce primavera in un turbinio di colori sono lo sfondo dove si producono le materie prime per una cucina dalle mille sfumature.

Se pensiamo ai vini vi sono docg e doc prestigiose come il Ghemme, il Boca, o il Colline Novaresi Nebbiolo Spanna solo per citarne alcuni.

Il riso, al centro di tanti piatti, con le qualità importanti del “Carnaroli”, del “Baldo”. Tra le tante ricette a base di riso valga per tutti la “paniscia” novarese.

Vi sono poi i salumi di maiale come il salame sotto grasso detto “della duja”, o le mocette di cervo e i violini di capra ossolani. I salami d’oca di Mortara. Formaggi famosi come il gorgonzola e il Bettelmat, il Lariano d’alpeggio, il Gottardo, la Formaggella del luinese, i formaggi della Valsassina. Qualche anno fa l’Accademia italiana della Cucina dedicò un saggio alla gastronomia dell’Insubria. Oltre alle particolarità già citate spiccavano i piatti a base di pesci dei laghi Maggiore, d’Orta, Lugano, Como tra i quali il coregone è il “principe” e degni “cavalieri” i “Missultin” ovvero l’agone, pulito e messo sotto sale per alcuni giorni. E poi piatti a base degli asparagi di Cantello o di Cilavegna oppure con la cipolla Bianca di Cureggio e Fontaneto d’Agogna o quella rossa di Breme. E poi ancora le carni, con piatti come il tapulone, da accompagnare con la tradizionale polenta. Piatti da gustare in un territorio ricco di storia e arte che già Plinio oltre duemila anni fa decantava.

icino e Grigioni italiano. Una regione che tra pianura, colline, laghi e montagne vanta un variegato panorama culinario ed enologico. Le nebbie autunnali, le nevicate invernali, il caldo torrido estivo e la dolce primavera in un turbinio di colori sono lo sfondo dove si producono le materie prime per una cucina dalle mille sfumature.

Se pensiamo ai vini vi sono docg e doc prestigiose come il Ghemme, il Boca, o il Colline Novaresi Nebbiolo Spanna solo per citarne alcuni.

Il riso, al centro di tanti piatti, con le qualità importanti del “Carnaroli”, del “Baldo”. Tra le tante ricette a base di riso valga per tutti la “paniscia” novarese.

Vi sono poi i salumi di maiale come il salame sotto grasso detto “della duja”, o le mocette di cervo e i violini di capra ossolani. I salami d’oca di Mortara. Formaggi famosi come il gorgonzola e il Bettelmat, il Lariano d’alpeggio, il Gottardo, la Formaggella del luinese, i formaggi della Valsassina. Qualche anno fa l’Accademia italiana della Cucina dedicò un saggio alla gastronomia dell’Insubria. Oltre alle particolarità già citate spiccavano i piatti a base di pesci dei laghi Maggiore, d’Orta, Lugano, Como tra i quali il coregone è il “principe” e degni “cavalieri” i “Missultin” ovvero l’agone, pulito e messo sotto sale per alcuni giorni. E poi piatti a base degli asparagi di Cantello o di Cilavegna oppure con la cipolla Bianca di Cureggio e Fontaneto d’Agogna o quella rossa di Breme. E poi ancora le carni, con piatti come il tapulone, da accompagnare con la tradizionale polenta. Piatti da gustare in un territorio ricco di storia e arte che già Plinio oltre duemila anni fa decantava.

Katia La Rosa

Leave a Reply

Be the First to Comment!

Notify of
avatar
wpDiscuz